Cella di Sant'Ignazio da Laconi
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Via Sant'Ignazio da Laconi, 94, 09123 Cagliari CA
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Antonio DI MAIO
06.08.2023
Cella di Sant'Ignazio da Laconi
Sant'Ignazio da LaconiTra gli otto santi cappuccini, fioriti tra i secoli XVI e XIX, Ignazio è l’unico canonizzato vissuto nel ‘700. Risulta il primo in ordine di anzianità: ottanta anni di età, trascorsi tra Laconi e Cagliari nei primi tre quarti del ‘700, e sessanta anni di speciale consacrazione tra i cappuccini, nella Sardegna.Visse tra un fiorire di miracoli, sin da fanciullo, nel paese di Laconi, nel Sarcidano, circondato da boscaglie di querce. Incontrando in piazzuole « dei puttini a giuocare » — assicurano i processi informativi — Vincenzo (era il suo nome di battesimo) si soffermava a guardarli e « preso un baccolino andava indicando or questo, or quello, dicendo: Tu sei del cielo ». Quei fanciulli, da lui indicati, nel giro di pochi giorni, andavano davvero al cielo. Un dì, all’ora di pranzo, lo zio Pietro Sanna aveva solo due pani disponibili e molta gente, che aveva lavorato sulla sua terra, doveva mangiare. Intervenne Vincenzo e assicurò che quella provvigione era sufficiente. Così fu, perché tutti « mangiarono a soddisfazione... e ne sopravanzò per riportarne a casa ».Da quanto riferisce e documenta il Summarium, edito nel 1868 nella Positio super virtutibus e che riserva ben 121 pagine sui miracoli operati in vita e 86 pagine sui miracoli compiuti dopo morte, frate Ignazio risulta il santo più spettacolare dei cappuccini. Ci son tutte le prove per qualificarlo un personaggio da leggenda, uno di quei santi che appaiono trasognati e tutta luce nei mosaici absidali delle antiche basiliche cristiane.E’ scontato che non sono i miracoli a fare il santo, ma il quotidiano impegno e sforzo di servire Dio. Se il miracolo è segno della santità, la santità è grazia di Dio e collaborazione dell’uomo.Pur luminosa di miracoli, la vita di Ignazio fu decisamente donata a Dio. Particolarmente dai venti agli ottanta anni.Un « si » a Dio rimandato per anniNato il 18 dicembre 1701, chiamato al battesimo con i tre nomi di Francesco, Ignazio, Vincenzo, si trovò a vivere all’alba del secolo XVIII che, attraverso errori e apostasie, andava maturando quei germi che sarebbero esplosi nella Rivoluzione francese. Ad accoglierlo fu una catapecchia, cioè quattro mura malintonacate sotto un basso spiovente di tegole.Era il secondogenito di Mattia Peis e Anna Maria Sanna, gente povera ma cristiana, sudante il pane lavorando un po’ di terra in quel paesetto di Laconi, in diocesi di Oristano, a circa 600 metri sul mare, presso il versante orientale della Sardegna, costituito da poche umili case e capanne attorno al castello in cui risiedeva il Marchese. Lo seguirono altre cinque sorelle — una delle quali fu clarissa, suor Agnese — e due fratelli.Se per tutta l’Isola, agli inizi del ‘700, la vita dei sardi era economicamente e socialmente dissestata, per mancanza di comunicazioni con il continente, per avversione al commercio e al mare, per insistenze di carestie e pestilenze e malaria, tanto più era difficile per la numerosa famiglia Peis. Anche la maternità di Anna Maria Sanna aveva conosciuto disagi, in attesa di Vincenzo. Per ottenerlo salvo e sano, l’aveva consacrato, ancora nel suo grembo, al Santo di Assisi: per questo, al fonte battesimale, lo aveva fatto chiamare anche Francesco. Ed aveva fatto voto di consacrarglielo, nel suo Ordine.La famiglia Peis s’impegnò subito alla formazione cristiana di Vincenzo, che istruiva nel catechismo e avviava alla chiesa, dove, non ancora settenne, ricevette il sacramento della cresima, il 17 maggio 1707, e poi la comunione.
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