Timpa del Salto del Brigante Ponte Fiume Neto III, 88824 Belvedere di spinello KR

Timpa del Salto del Brigante





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Timpa del Salto del Brigante Ponte Fiume Neto III, 88824 Belvedere di spinello KR




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Ponte Fiume Neto III, 88824 Belvedere di spinello KR

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  • Toilette
  • Bagno accessibile in sedia a rotelle




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antonio pizzi
07.08.2023
Timpa del Salto del Brigante
Bello
Alberto Ceraudo
02.08.2023
Timpa del Salto del Brigante
Vista stupenda e particolare....
clara cosentino
01.08.2023
Timpa del Salto del Brigante
La Timpa del BriganteTra il XVII e il XIX sec. nelle montagne calabresi trovarono rifugio numerose bande di briganti, Repulinu era uno di loro. Con i suoi compagni aveva trovato rifugio in una grotta tra le montagne di Belvedere Spinello; avvolto da quella fitta macchia mediterranea pensava di riuscire a sfuggire anche alle più abili guardie, ma una mattina a svegliarlo non furono i primi raggi del sole ma le guardie che da tempo erano sulle sue tracce. Repulinu lottó e riuscì a scappare all'arresto, scappò seminando i suoi inseguitori ma la sua corsa verso la salvezza lo condusse in cima a un dirupo che cadeva a picco, era in trappola, alle sue spalle il suo nemico davanti a sé il vuoto. Era il 2 Febbraio il giorno in cui i cristiani festeggiano la Madonna della Candelora e proprio a pochi km dal dirupo si ergeva nel comune di Altilia il Santuario dedicato a questo giorno. Alzando gli occhi al cielo promise alla Madonna che se lo avesse custodito nel palmo delle sue mani le avrebbe donato una campana il cui suono avrebbe raggiunto la cima di ogni monte echeggiando tra quelle terre. Si lanciò nel vuoto e di lui non si seppe più nulla, nessuno lo vide mai più. Dopo poco tempo alle due campane di Altilia ne fu aggiunta una terza, il suo suono melodico echeggia ancora oggi in quella terra benedetta. Repulinu mantenne la sua promessa e la Madonna a quanto pare ascoltò le sue preghiere.Di questa storia ne vengono raccontate diverse versioni e come spesso accade le leggende confondono le fonti ma c'è un particolare che non sfugge agli occhi attenti, osservando la montagna da una certa distanza si possono scorgere tra le rocce scoscese i lineamenti di un volto umano. Sarà forse li per farci credere che le storie dei nostri antenati sono più veritiere di quello che i documenti ufficiali vogliono tramandare?“UN ME CHIAMATI CHIÙ LU REPULINU, CHIAMATIME RANUNGHIU DE PANTANU. DATIME LARGU ‘E TRE CARRINI E VE FAZZU VIDIRE ‘U MUNNU CHIANU”

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