Cappella del Beato Fra Nicola da Gesturi Via Sant'Ignazio da Laconi, 94, 09123 Cagliari CA

Cappella del Beato Fra Nicola da Gesturi





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Antonio DI MAIO
31.07.2023
Cappella del Beato Fra Nicola da Gesturi
Il miracolo di fra Nicola da Gesturi si chiama Valeria, un batuffolo di carne, quasi un aborto(1)  – come ebbe a dire qualche medico che la vide subito dopo la nascita – che sfida le leggi della natura, le statistiche mediche, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, insomma una creatura con una grande voglia di vivere.Perché quel piccolo feto di sesso femminile, 550 grammi di peso e lungo 30 centimetri, quando viene alla luce, il 21 gennaio 1986 nella Clinica Ostetrico-Ginecologica dell’Università di Cagliari, obbiettivamente non ha molte possibilità di vita.La prima diagnosi dei medici è di quelle che non lasciano scampo: “Aborto inevitabile alla fine del quinto mese”. La mamma, Maria Giovanna Caschili, 31 anni, infatti, l’ha messa al mondo al termine di sole 23 settimane di gravidanza. Il quadro clinico davanti al quale si trovano i medici del vicino Istituto di Puericultura e Patologia Neonatale dell’Ateneo cagliaritano, dove la piccola è trasferita subito dopo il parto, è molto grave: “Cute rosso-gelatinosa, trasparente. Pannicolo adiposo praticamente assente. Masse muscolari ipotoniche-ipotrofiche”, bradicardia, “un murmure vescicolare notevolmente ridotto su tutto l’ambito polmonare”: dicono le cartelle cliniche.Con questi parametri le possibilità di sopravvivenza sono praticamente nulle: così dicono letteratura medica e la lunga esperienza dei sanitari. Almeno inizialmente i medici decidono di attuare solamente un’assistenza ordinaria in incubatrice, senza alcun trattamento aggressivo e invasivo. Le condizioni di quella creatura – Valeria è il nome che le viene dato con il battesimo amministrato, per l’eccezionalità del suo stato, subito dopo la nascita – sono così precarie da rendere impossibile perfino eseguire il monitoraggio delle principali funzioni vitali: la pelle sottile e gelatinosa non permette il posizionamento degli elettrodi, anche l’intubazione è ritenuta difficoltosa per le piccole dimensioni della trachea. Inoltre, se la morte è quasi certa nel volgere di poche ore, perché fare di quel corpicino una centrale di fili, tubi, macchinari e sonde? (2)Pietro Atzori, 35 anni, di professione portalettere, non sa niente di medicina. Vede anche lui le dimensioni di quella creatura sua figlia, si accorge che è molto più piccola di un neonato normale. Può solo sperare che il tempo metta tutto a posto. Ma i medici devono dire la verità e non possono alimentare nei genitori speranze vane. “ Ci dissero di farci forza – racconterà in seguito il papà di Valeria – perché la bambina non si sarebbe salvata; che eravamo giovani e avremmo potuto avere altri figli” (3). Magra consolazione per una vita che, appena arrivata, si vede fuggire via. Per una paternità attesa da dieci anni, cercata e voluta anche col ricorso, da parte della madre di Valeria, a speciali cure mediche. E’ una situazione disperata.Quando le vie umane sono bloccate in genere i cattolici sollevano gli occhi al cielo e mettono in moto le risorse generate della fede. Pietro Atzori e Maria Giovanna Caschili fin dall’inizio della gravidanza avevano messo la nascitura sotto la protezione di fra Nicola(4), un uomo di Dio non estraneo alla religiosità dei due giovani. Maria Giovanna nella chiesa di Sant’Ignazio, dove dal 1980 riposano le spoglie del fraticello di Gesturi, ha fatto la Prima comunione. Nel santuario sul colle di Buoncammino sono di casa tutti i cattolici cagliaritani. La preghiera a fra Nicola è di regola quando si visita il convento di Sant’Ignazio. E proprio a fra Nicola si rivolge il 21 gennaio Pietro Atzori appena lasciata la clinica “Macciotta” dove da un’ora dopo la nascita si trova ricoverata la piccola Valeria battezzata immediatamente a causa della sua vita a rischio. Una puntata nella chiesa dei cappuccini, nella speranza di trovarla aperta. Pietro Atzori sa bene che la forza della preghiera supera le porte chiuse del convento e può cominciare a depositarsi sopra la tomba di “frate silenzio “ in attesa di un dialogo diretto tra un padre disperato e fra Nicola. Il 22 gennaio papà Pietro, prima di recarsi in clinica per

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