Villa Triste
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Ivan Spertini
14.10.2023
Villa Triste
Chi potrebbe sospettare che questa elegante e ridente villa, all’angolo tra via Dante Alighieri e via Silvestro Sanvito, sia stata chiamata “Villa Triste”? Il nomignolo lo ebbe quando, requisita ai Dansi, nota famiglia di imprenditori, divenne la sede dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, la polizia politica della Repubblica sociale di Mussolini. In questa villa, tra l’autunno del 1943 e il 25 aprile 1945, antifascisti e partigiani arrestati furono sottoposti a torture, con il “gatto dalle sette code”, una frusta metallica, e con il “letto elettrico”. Dalle confessioni di alcuni dei prigionieri seviziati ebbero il via azioni repressive come le fucilazioni di partigiani nell’Ottobre di sangue varesino. Da Villa Triste partì la topolino nera con cui fu teso l’agguato a Walter Marcobi a Capolago e dallo stesso luogo, dove era in stato di fermo dopo la sua cattura a Como, il partigiano Carletto Ferrari parti a piedi per il carcere dei Miogni, in cui non entrò mai perché freddato a colpi di mitra dalla scorta. I tre militi responsabili della proditoria uccisione furono poi condannati a morte dal “tribunale del popolo” e fucilati il 28 aprile del ’45 a Loreto. Chi sfuggì al plotone d’esecuzione fu il mandante dell’uccisione di Ferrari, e regista della repressione antipartigiana nel Varesotto, Giovanni Battista Triulzi. Il comandante dell’Upi-Gnr, a differenza dei suoi agenti, rimasti fino all’ultimo al loro posto, si rifugiò prima a Busto Arsizio e poi in un istituto religioso piemontese. Condannato a morte in contumacia dalla Corte d’assise di Varese, riuscì a evitare il castigo.( Fausto Bonoldi ❤️) — con Luigi Manco.