Necropoli Longobarda di Romans d’Isonzo

Sito del ritrovamento di circa 400 sepolture di epoca longobarda. Da visitare dopo aver visto il Museo ubicato attualmente presso il municipio di Romans. Luogo aperto.

Un luogo di visitare

Dopo la scoperta della necropoli, avvenuta nel 1986 in seguito a lavori di edilizia pubblica, sono state attuate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (fino al 2001 Soprintendenza Archeologica e per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici) nove campagne di scavo dirette tra 1986 e 2007 da Franca Maselli Scotti, nel 2011 da chi scrive.Si è trattato sempre di scavi preventivi ad attività edilizia privata, condotti in aree ancora agricole fino agli anni ’80 del XX secolo, seguendo l’ampliamento verso sud dell’abitato moderno di Romans.Nel 1986 gli scavi sono stati promossi ed eseguiti dal gruppo archeologico Lis Scussons ma coordinati da personale della Soprintendenza (Giusto Almerigogna, Luisa Zubelli), in seguito sono stati eseguiti dalla società Geotest

Necropoli Longobarda trovata casualmente costruendo un acquedotto, dove sono stati rinvenuti e disseppelliti oltre 450 corpi con il loro corredo funerario, tra cui gioielli, armi, oggetti professionali e d’uso comune. Peccato che nel paese non ci sia un museo con le esposizioni (esiste solo una piccola mostra all’interno del municipio) e soprattutto che gli scavi archeologici non siano nemmeno alla metà del vero potenziale, restando ancora seppellita tutt’oggi la maggior parte del sito. Si stima esistano ancora 600/700 tombe intatte nei terreni demaniali e privati circostanti. Molto materiale recuperato è stato portato altrove (Cividale, Pavia, ecc…). La preservazione dei corpi riesumati e di molti oggetti è stata fatta in maniera inquietantemente sbagliata (a parte i resti analizzati e gli oggetti di maggior valore storico e non) utilizzando anche un ex scuola come magazzino, ovviamente senza le tecnologie necessarie per la preservazione corretta dei resti. La responsabilità, come nella maggior parte dei siti antichi nel nostro paese, non è da attribuire alle piccole municipalità, bensì all’incuria e alle poche sovvenzioni Statali delle istituzioni che dovrebbero valorizzare la cultura e la storia antichissima dei nostri territori, non vedendola come una spesa, ma bensì come un’opportunità per creare cultura, turismo e dare vita a zone che nel tempo stanno vedendo mancare sempre di più iniziative, regredendo invece che evolvendo.