Masseria Santa Elena Grande 73020 Cavallino LE

Masseria Santa Elena Grande





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silvia monaco
12.08.2023
Masseria Santa Elena Grande
Wow
Emilio Totaro Fila
31.07.2023
Masseria Santa Elena Grande
Nota anche con il nome di S. Alieni grande, questa masseria articolata su due piani e con locali molto ampi, è collocata lungo la strada interponderale, denominata “Madonna delle Grazie” dall’omonima cappella, che la mette in comunicazione con Lizzanello.Esisteva a due miglia dal paese nel territorio circostante e facente parte della Masseria S. Alieni la cappella di Santa Maria di tutti i Dolori della cui presenza ci parlano Nicolò Fatalò nelle Storie dei Vescovi di Lecce, della quale il nostro museo provinciale ne conserva una copia con note autobiografiche di Domenico De Angelis, e Padre Lama nelle sue Cronache dei frati riformati anche se non apportano alcun documento a sostegno di quanto dicono. Essi affermano che la denominazione di S. Elena o S. Alieni, com’è comunemente denominata la stessa masseria,non siano altro che la deformazione di S. Eleno, un vescovo di Lecce, terzo succeduto a S. Oronzo e S. Fortunato nel 75, che fu decapitato qualche anno dopo per le persecuzioni contro i cristiani. Al martoriato succedette S. Leuci, che, secondo quanto scritto in un breviario manoscritto in caratteri gotici e conservato nella chiesa leccese, tolse le reliquie del martire da dove erano state nascoste per seppellirle in un suo podere, oggi chiamato S. Alieni e dove in ossequio della reliquia vi eresse una cappella, denominata Santa Maria di tutti i dolori. La cappella fu atta al servizio divino dal 1680 al 1748, e dal momento che lo stesso Nicolò Fatalò afferma che la chiesetta ai suoi tempi (XVII) era divenuta un mucchio di pietre, Sigismondo Castromediano nella sua Monografia Storica ipotizza che la cappella fosse stata riedificata e poi di nuovo precipitata. Inoltre quando il Patriota cavallinese si recò a visitarne i ruderi si accorse di due sepolcri scoperchiati sotto le antiche fondamenta, l’uno dopo l’altro in forma di pile a somiglianza di antichi sepolcri.Intorno al 1950 la Masseria apparteneva ai Totarofila, e, per consentire ai bambini di studiare, avevano adibito dei locali della struttura a scuola in modo tale che i contadini che dal paese ogni mattina presto si recavano a S. Alieni per lavorare e portavano quindi i figli con loro potessero lasciarli lì. Questa iniziativa però non durò a lungo, solo per un anno, dal momento che col passare del tempo la maestra cominciò a venire sempre meno e così man mano i genitori decisero di non lasciare più i figli a scuola.In uno dei locali della Masseria vi era poi il Forno di cui potevano usufruire, dietro compenso, anche i contadini per fare il pane.La masseria era dotata di ampi locali dove, durante la stagione della raccolta quando si allungava l’orario lavorativo e bisognava trovarsi nei campi prima del solito e ci si ritirava anche più tardi, erano solite rimanere alcune famiglie per le quali che, abitando lontano, era molto più comodo trovarsi già sul posto di lavoro il giorno dopo dal momento che non avevano alcun mezzo di trasporto e il quotidiano itinerario casa-campi, non certo breve, erano costretti a farlo a piedi.Il locale più grande della masseria, staccato dal resto della struttura e postovi di fronte, era poi residenza del massaro, che negli anni cinquanta era Don Gino, circondato da un ampio giardino dove vi erano piantati alberi da frutta, da cui i bambini dei contadini, avendo fame, più di qualche prendevano qualche mandarino o arancio. A guardia dei raccolti il massaro aveva poi posto lu fattore che aveva il compito di controllare che nessuno dei contadini prendesse qualcosa dalle coltivazioni.Durante le sere estive poi i contadini delle masserie vicine e più piccole, quali S. Alieni piccola e le Angelidde, s’incontravano a S. Alieni grande dove passavano la serata intonando qualche canto popolare e scambiandosi pettegolezzi.

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